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Quali sono le comunità montana d’Italia e i progetti per le aree montane

Comunità Montane

Cosa sono e quando sono state istituite le comunità montane d’Italia

Una comunità montana in Italia è un’associazione territoriale di comuni montani e pedemontani.
Le comunità montane sono state istituite per legge il 3 dicembre 1971 come organi statutari con iscrizione municipale obbligatoria all’interno del loro territorio definito. Il loro scopo è di esercitare congiuntamente determinate funzioni municipali ed eseguire le loro funzioni specificamente assegnate dalla regione.

Quali sono le comunità montane d’Italia

Spesso ci si chiede a cosa servono le comunità montane, un po meno ci si chiede quali siano le comunità montane sparse sul territorio. Indicare nel dettaglio quali sono le comunità montane d’Italia non è un compito semplice perché nel corso della storia hanno subito vari riassetti. Le comunità montane sono oggetto di molti dibattiti in Italia. In Sicilia furono abolite nel 1986. In Friuli-Venezia Giulia furono abolite nel 2001, furono successivamente reintrodotte nel 2004 e furono nuovamente abolite il ​​1 agosto 2016. In Sardegna furono abolite nel 2007.
In Molise, dopo la proposta di una riduzione del numero di comunità montane, furono abolite. In Lombardia, dal 2009, il numero di comunità montane è sceso da 30 a 23. La Puglia ha abolito le comunità montane, ma la Corte costituzionale italiana ha dichiarato l’atto parzialmente illegale. In Liguria, il loro numero è stato ridotto da 19 a 12 nel 2009 e sono state completamente abolite il ​​1 ° maggio 2011. Le comunità montane del Piemonte, dopo una riorganizzazione nel 2010, sono state abolite nel 2012.

Nel dettaglio, quali sono le comunità montane d’Italia?

le comunità montane della regione Campania sono:

  • Provincia di Avellino: Comunità montana Terminio Cervialto, Comunità montana Alta Irpinia, Comunità montana del Partenio Vallo di Lauro, Comunità montana dell’Ufita;
  • Provincia di Benevento: Comunità montana Alto Tammaro, Comunità montana del Fortone, Comunità montana del Taburno;
  • Provincia di Caserta: Comunità montana Monte maggiore, Comunità montana Monte Santa Croce, Comunità montana del Matese;
  • Provincia di Salerno: Comunità montana degli Alburni, Comunità montana Alento Monte Stella, Comunità montana del Bussento, Comunità montana calore salernitano, Comunità montana dei monti lattari, Comunità montana Gerbison e Cerviati, Comunità montana Irno solofrana, Comunità montana dei Monti picentini, Comunità montana Tenagro alto e medio sele, Comunità montana Vallo di Diano.

Le comunità montane della regione Lazio sono:

  • Provincia di Frosinone: Comunità montana dei Monti Ernici, Comunità montana gronde monti ausoni, Comunità montana l’Arco degli aurunci, Comunità montana monti Lepini, Ausoni e Vallina, Comunità montana Valle del Liri, Comunità montana Valle di Comino;
  • Provincia di Latina: Comunità montana degli aurunci e Ausoni, Comunità montana dei monti Lepini e Ausoni, Comunità montana dei Monti Aurunci;
  • Provincia di Rieti: Comunità montana dei Monti Sabini, Comunità montana del Turano, Comunità montana del Velino, Comunità montana Montepiano Reatino, Comunità montana Sabina, Comunità montana Salto Cicolano;
  • Provincia di Roma: Comunità montana Castelli Romani e Prenestini, Comunità montana dei Monti Sabini, Tiburtini, Cornicolani, Prenestini, Comunità montana dell’Aniene, Comunità montana Monti della Tolfa, Comunità montana Monti Lepini Area Romana;
  • Provincia di Viterbo: Comunità montana Alta Tuscia Laziale, Comunità montana dei Cimini

Le comunità montane della regione Lombardia sono:

  • Provincia di Bergamo: Comunità montana dei Laghi Bergamaschi, Comunità montana di Scalve, Comunità montana Valle Brembana, Comunità montana Valle Imagna, Comunità montana Valle Seriana;
  • Provincia di Brescia: Comunità montana del Sebino Bresciano, Comunità montana di Valle Camonica, Comunità montana di Valle Sabbia, Comunità montana Parco Alto Garda Bresciano, Comunità montana Valle Trompia;
  • Provincia di Como: Comunità montana Lario Intelvese, Comunità montana Triangolo Lariano, Comunità montana Valli del Lario e del Ceresio;
  • Provincia di Lecco: Comunità montana Lario Orientale Valle San Martino, Comunità montana Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera;
  • Provincia di Pavia: Comunità montana Oltrepò Pavese;
  • Provincia di Sondrio: Comunità montana Alta Valtellina, Comunità montana Valchiavenna, Comunità montana Valtellina di Morbegno, Comunità montana Valtellina di Sondrio, Comunità montana Valtellina di Tirano;
  • Provincia di Varese: Comunità montana del Piambello, Comunità montana Valli del Verbano.

Le comunità montane della regione Sardegna sono:

  • Provincia di Nuoro: del Nuorese – Gennargentu – Supramonte – Barbagia;
  • Provincia di Sassari: Comunità montana Goceano, Comunità montana Monte Acuto;
  • Per le province del Sud della Sardegna: Comunità montana Sarcidano e Barbagia di Seulo.

Le comunità montane della regione Trentino Alto Adige sono:

  • Provincia di Bolzano: Comunità montana Burgraviato, Comunità montana Oltradige-Bassa Atesina, Comunità montana Salto-Sciliar, Comunità montana Val Venosta, Comunità montana Valle Isarco, Comunità montana Valle Pusteria, Comunità montana Wipptal – Alta Val d’Isarco;
  • Provincia di Trento: Comunità montana Alta Valsugana e Bersntol, Comunità montana Alto Garda e Ledro, Comunità montana degli Altipiani Cimbri, Comunità montana della Paganella, Comunità montana della Vallagarina.

I progetti per le aree montane: L’UNCEM

L’Unione nazionale delle città e comunità montane (UNCEM) è un’organizzazione nazionale – presente in tutte le regioni italiane – che riunisce e rappresenta i comuni e le comunità montane, nonché le contee, le associazioni, le camere di commercio e le altre entità che operano nelle zone di montagna italiane. L’UNCEM è presente da oltre cinquant’anni ed è rappresentativa di un’area che corrisponde al 54% della giurisdizione italiana e in cui vivono più di dieci milioni di abitanti. Da gennaio 2011 l’UNCEM ha avviato un processo di integrazione con ANCI, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani.

Dopo il XV Congresso di Trento tenutosi nel febbraio 2010, l’UNCEM ha preso una direzione “verde”. La nuova strategia e attenzione di UNCEM, infatti, sta aumentando la produzione di energia sostenibile nelle aree montane grazie a energia idroelettrica, energia eolica, biomassa e fotovoltaico.

L’UNCEM ha realizzato vari progetti dedicati all’efficienza energetica e allo sviluppo sostenibile. In particolare, l’UNCEM, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente italiano, sta realizzando un progetto denominato “Green Communities“, con l’obiettivo di:

  • promuovere forme avanzate di integrazione e produzione di energia rinnovabile in aree sensibili dal punto di vista ambientale, secondo l’approccio partecipativo delle Comunità sostenibili;
  • promuovere l’efficienza energetica e l’adozione di nuovi modelli di consumo energetico.

Questi obiettivi sono perseguiti attraverso attività quali audit degli edifici, studi di fattibilità e miglioramento della gestione delle risorse forestali. Le attività previste dall’obiettivo del progetto
per delineare un quadro organico e complessivo dei processi in corso per lo sviluppo di zone montane e fragili, mirate a identificare buone pratiche, approcci e metodi che si sono dimostrati efficaci – entrambi termini di politica e di strumenti operativi – e per evidenziare i punti di forza di queste aree essenziali per l’attivazione sostenibile processi di sviluppo. Le principali sfide del terzo millennio sono collegate alla possibilità di garantire la crescita, competitività e benessere riducendo l’impatto delle attività umane sull’ ambiente e disuguaglianze socio-economiche.

In questo contesto, le aree montane sono oggi considerate veri e propri “laboratori viventi”,
come richiesto anche dalle politiche europee, per mezzo delle quali sperimentare concretamente con nuove formule e modelli di sviluppo specifici, dove la sostenibilità diviene un prerequisito essenziale – o si verificherà un rapido fallimento – e dove i principi della green economy, così come i lavori geen possono trovare un’area importante per la sperimentazione e l’implementazione.

Gli obiettivi di questo progetto per le comunità montane sono:

  • Approfondire la conoscenza del territorio esperienze di sviluppo, regolamenti e politiche e buone pratiche raggiunte a livello nazionale e internazionale (Europeo e non europeo) nel settore di valorizzazione di aree interne fragili, con particolare riferimento a zone di montagna.
  • Catturare i punti di forza e di debolezza e replicabilità delle politiche per crescita e sviluppo sostenibile di territori fragili e in ritardo di sviluppo come le zone di montagna, sia in termini di tematica (argomenti, settori di applicazione, integrazione e trasversalità) che di aspetti tecnici (gestione e organizzazione di società di persone, gestione della fasi di pianificazione, programmazione, implementazione, controllo e monitoraggio).
  • Elaborare contributi utili a stimolare e rendere efficace la discussione su temi di sviluppo territoriale, con particolare riferimento ai territori montani e alle strategie collegate ad esse.

Il progetto Italian Mountain Lab – Progetto FISR, ricerca supplementare speciale MIUR fondo, guidato da UNIMONT-Università degli Studi di Milano in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano Piemonte orientale e Università di La Tuscia, mira a creare un laboratorio di formazione e ricerca di alto livello per le aree montane italiane.

Ad oggi ogni comunità montana si propone di offrire un’opportunità di formazione per coloro che stanno attualmente lavorando sul campo, con l’obiettivo di:

  • Favorire l’identificazione di strategie e prospettive per destinazioni turistiche;
  • Pianificazione e gestione efficace di cosa offre la destinazione turistica. Fattore che tende a diversificare in relazione a nuove aspettative e richieste;
  • Interpretare la comunicazione e promozione della destinazione in considerazione del potenziale che la tecnologia offre e suggerisce;
  • Promuovere una gestione del turismo invernale efficace in termini di redditività innovativa con l’introduzione di nuove proposte di fruizione.

Comunità montana: a cosa servono e cosa sono

Comunità montana

Comunità montane: cosa sono dal punto di vista giuridico

Vengono definite Comunità montane quelle unioni di comuni, enti locali costituiti fra comuni montani e parzialmente montani, anche appartenenti a province diverse. Queste devono prevedere, come obbiettivo principale, la valorizzazione di tipo socio-economico-territoriale delle zone montane coinvolte dall’accordo e l’esercizio associato (o condiviso) delle funzioni comunali che coinvolgono le comunità che ne fanno parte.
Si tratta di Enti Territoriali che trovano un fondamento legislativo nel Decreto del Presidente della Repubblica n. 987 del 10/06/1955. All’interno di questo è stata disposta la loro istituzione principale che prende il nome di Consiglio di Valle. Attraverso la legge N. 1102 del 03/12/1971, sono inoltre state dettate nuove norme per lo sviluppo della montagna. Affinché possa avvenire la costituzione di questa comunità, è necessario che venga redatto un provvedimento dal Presidente della Giunta regionale interessata. Una volta costituite, queste comunità dispongono di un organo rappresentativo (un Consiglio Generale, ovvero un organo deliberante) e un organo esecutivo (Giunta esecutiva, un organo di governo), questi sono composti da tutti i sindaci e dall’insieme degli organi dei comuni aderenti. Non solo, essi dispongono di una figura di Presidente, un vicepresidente e degli Assessori. In quanto Enti locali sono autonomi ma sarebbe errato porli sullo stesso piano dei Comuni o delle Province, in questo caso queste fondano la loro esistenza sull’articolo 128 della Costituzione. L’organizzazione di queste strutture di avvale dell’operato di uffici operativi, che si differenziano in tecnici e amministrativi.

Storia della nascita delle Comunità montane

Fu nel 1971 che si diede una forma ufficiale al concetto di comunità montana. Questo nacque dall’esigenza di tutelare il patrimonio di tutte le aree montane italiane. Il compito a loro assegnato era quello di responsabili della gestione dei servizi di tutti i comuni membri, conducendo politiche volte a favorire questi territori, spesso caratterizzati da criticità e marginalità. Nello specifico, l’obbiettivo è quello favorire lo sviluppo dei comuni di montagna interessati dall’accordo per conferire al sistema istituzionale maggior fluidità e, soprattutto, funzionalità. Si trattava, dunque, di valorizzare il territorio sotto l’aspetto economico e sociale secondo un rodato sistema di economie di scala.

I dati relativi alle Comunità montane

Oltre a sapere quali sono le comunità montane d’Italia, è bene sottolineare che nel tempo le comunità montane stanno diminuendo e si è passati da un numero complessivo di 266 durante l’anno 2011 ad un totale di 244 del 2013. Attualmente, il dato ufficiale attesta la presenza sul territorio di 244, compresi gli Enti (di cui solo le 148 sono Comunità montane).

A cosa servono le comunità montane?

Le Comunità montane svolgono un ruolo importante nella gestione dei territori rurali, delle colline, delle montagne e di tutte le zone che manifestano una situazione di disagio territoriale. Questo servizio, di tipo decentrato, è importante per il mantenimento e lo sviluppo di questi luoghi, solitamente più fragili e svantaggiati, rispetto alle grandi città o ai capoluoghi di regione che godono di un sistema economico decisamente più florido rispetto alle piccole comunità delle zone di montagna.
È possibile sostenere, dunque, che si tratti di una forma di tutela e di organizzazione volta a rafforzare la gestione dei comuni aderenti. Trattandosi di Enti Locali, con personalità giuridica pubblica, queste comunità hanno un ruolo fondamentale. Nello specifico, essi si hanno il compito di:

  • Promuovere e valorizzare il territorio in cui risiedono: questo può avvenire attraverso l’esercizio di funzioni e servizi che sono propri dei comuni. In questo specifico caso, la funzione si manifesta in una particolare forma di associazione tra essi che favorisce la cooperazione a livello economico, sociale e sotto l’aspetto della valorizzazione del territorio. Le comunità montane sono, dunque, soggetti attivi di programmazione e devono attuare i propri fini istituzionali attraverso l’assunzione di servizi e per mezzo della realizzazione di questi ultimi in forma efficace ed efficiente;
  • Gestire tutti gli eventuali interventi speciali per la buona salute del territorio di montagna: tutti gli interventi vengono stabiliti dalla Comunità Economica Europea, oltre che dalle leggi statali e regionali per ciascun luogo a seguito di un’accurata analisi da parte di esperti sotto istanza dei sindaci o delle istituzioni locali.

In conclusione, è possibile sostenere che Comunità montane sono riconosciute come veri e propri centri di sviluppo e progresso socio-economico, non solo a livello nazionale ma anche europeo. Lo scopo principale, è quello di garantire una gestione sovra-comunale che vada incontro alle singole esigenze dei comuni aderenti, ai cittadini e alle eventuali necessità a livello ambientale. Risulta utile aggiungere che le attività e i servizi al pubblico, nell’interesse del territorio, devono necessariamente essere eseguiti in maniera conforme alle disponibilità finanziare di ciascuna comunità montana. Per questa ragione, oltre ad un’analisi più specifica (per quanto concerne l’aspetto geologico), apparirà necessario consultare le autorità locali per comprende quale sia lo stato economico della zona interessata e concordare insieme un piano di interventi che rispetti le possibilità della comunità.

Il valore dei prodotti biologici per sanificare un albergo

sanificare un albergo

L’igiene è importante, specialmente quando si tratta di come sanificare un albergo, ma bisogna avere consapevolezza dei prodotti che vengono utilizzati.

Una maggiore consapevolezza mondiale circa i problemi ambientali, ha spinto la popolazione e le aziende ad aumentare i parametri di ricerca circa prodotti che non gravino sull’assestamento dell’ambiente, facenti parte dell’eco-sphere.
Secondo quest’ottica aumenta quindi l’esigenza di rispetto nei confronti della natura che ci circonda e che provvede alla vita.
Sono molti i settori che producono beni e servizi prestando una maggiore attenzione alle necessità ambientali e fra questi primeggiano quelle che si dedicano alle soluzioni di sanificazione ambientale.

Come sanificare un ambiente domestico

La sanificazione domestica è la garanzia di igienizzatine ambientale all’interno dei luoghi di utilizzo quotidiano: si pensi in primis alla stanza da bagno, dove si applicano comportamenti tali da essere dedicati alla pulizia della persona, e anche alla cucina, che è il luogo di preparazione e somministrazione degli alimenti e che, di conseguenza, deve avere una carica batterica contenuta.
La mancanza di pulizia ed igiene all’interno delle mura domestiche può comportare una condizione igienico-sanitaria degenerata, con eventuale proliferazione batterica dannosa per l’essere umano. Nei casi peggiori vi è anche un effetto di colonizzazione da parte di insetti ed animali poco graditi in questi ambienti.
Per procedere alla sanificazione domestica si possono utilizzare dei detergenti a carattere chimico o biologico a seconda delle esigenze e delle allergie personali.

Come sanificare un albergo

A differenza della propria abitazione, un albergo è un luogo che viene frequentato da un bacino di utenza estranea, oltre che dal personale che vi lavora tutti i giorni.
Per queste ragioni i metodi di pulizia devono essere ulteriormente ponderati: colui che si occupa della manutenzione igienica della struttura deve, perciò, sempre anteporre l’interesse delle condizioni sanitarie dei propri ospiti agli altri punti di ordine del giorno.
La sanificazione di un albergo comporta quella relativa alle stanze personali degli ospiti (comprese di bagno) e ai luoghi comuni frequentati dagli stessi.
Bisogna inoltre tenere in considerazione che l’utilizzo di sostanze chimiche per adempiere a questi compiti comporta un maggior rischio di allergie da parte degli ospiti ai residui di tali sostanze.
Per questa ragione è assolutamente sconsigliabile utilizzare prodotti di sanificazione ad alta aggressività e bisogna concentrarsi sulla scelta ecologica e più biologica possibile.
Per queste ragioni occorre conoscere le alternative alla chimica, selezionate da aziende che sono in grado di disporre di sostanze che non danneggiano gli ambienti e gli ospiti quando vengono utilizzati.
In quest’ottica si combina il bisogno comune e la consapevolezza di utilizzare sostanze che siano green, per la salvaguardia ambientale anche nella fase di smaltimento dello stesso, e che siano di composizione biologica, per evitare spiacevoli inconvenienti degli avventori.

I detersivi biologici sono efficaci

Una delle domande che viene posta da coloro che devono scegliere il tipo di detersivo da utilizzare riguarda la sua reale efficacia.
Possiamo quindi affermare con certezza, in risposta a questo quesito, che tutti i detergenti commercializzati e facenti parte dell’eco-sphere sono assolutamente efficaci.
A seconda della tipologia scelta, il grado di sanificazione ambientale è pari al 99,99% nella maggior parte dei casi.
Biologico è sinonimo di efficacia e mai del contrario, perché si sfruttano sostanze che in modo naturale adempiono ai compiti di disinfettare e di sanificare per i quali sono stati ingaggiati.
Anche all’interno di un albergo, che deve avere sicuramente un grado alto di pulizia ed igiene, optare per i detergenti biologici è una scelta auspicabile: ambiente ed avventori saranno grati ed entusiasti per l’attenzione a loro riservata.

Cosa mangiano i ricci

cosa mangiano i ricci

Perché è importante sapere che cosa mangiano i ricci?

Sempre più persone si chiedono che cosa mangiano i ricci di terra: a parte la pura e semplice soddisfazione di una curiosità o il desiderio di tenerne uno in casa (non realizzabile in Italia, per via delle normative vigenti), può presentarsi l’occasione di prendersene cura per un po’ di tempo.

Anche se si tratta di specie protette, infatti, sussiste l’eventualità in cui tali animali potrebbero avere temporaneamente bisogno di aiuto. Basti pensare a tutte le volte che, attraversando la strada, rimangono vittime del traffico: pur avendo i riflessi pronti, la natura non li ha dotati di una grande velocità.

Per gestire i casi di emergenza e in attesa di affidarli ai Centri di Recupero per la Fauna Selvatica, ecco che cosa bisogna sapere riguardo l’alimentazione di queste creature notturne, confuse fin troppo spesso con gli istrici e, per tale ragione, chiamati impropriamente “porcospini”.

Cosa mangiano i ricci: gli alimenti permessi

Il riccio è un animale crepuscolare che tende a nutrirsi una volta al giorno, insettivoro per natura, ma onnivoro per adattamento. La somministrazione dei cibi deve avvenire in piccole quantità, usando come unità di misura il cucchiaio da minestra per gli alimenti proteici e glucidici, la metà di un cucchiaino per quelli di origine vegetale o il numero dei pezzi in altri casi.

Avendo una particolare predilezione per gli insetti e per gli organismi invertebrati o dotati di esoscheletro (comprese le loro uova), il pasto-tipo può comporsi di tre-cinque larve di farina, una o due larve di miele ed un paio di cavallette, coleotteri o lumache. In alternativa, l’acquisto di alimenti appositi in negozi dedicati a tale tipologia di articolo sono una soluzione sicura, anche se non economica, che preserva l’organismo di questi animali da qualsiasi rischio per la loro salute.

Nell’ipotesi in cui non si riuscisse a ricreare delle condizioni simili a quelle in cui normalmente vivono, è bene ricordare che cosa mangiano i ricci al di fuori del loro habitat naturale. Arrivano a nutrirsi di carni di manzo e di vitello ben cotte, uova di gallina crude, frutta e verdure a forte componente amidacea come le carote e le patate lesse. In casi estremi si adeguano perfino a porzioni ridotte di pasta e dolciumi.

Nei momenti di permanenza nel proprio giardino, ricordare che si nutrono di altre specie, come rettili, anfibi e mammiferi: lucertole, rane e, soprattutto, cuccioli del topo di campagna sembrano essere le prede preferite tra queste categorie. Tra gli organismi vegetali, oltre a frutta e verdura ad alto contenuto glucidico, vanno a cercare anche le bacche, i frutti degli alberi secolari (ghiande in primis) ed il fogliame, anche se quest’ultima è una scelta estrema.

È indispensabile, inoltre, tenere riempita una ciotola d’acqua, evitare gli eccessi di sale, il contatto con eventuali veleni e, ovviamente, gli alimenti in fase di decomposizione. Pertanto, dare loro dei cibi che stiano per scadere o riposti in frigorifero da diversi giorni al solo scopo di liberarsene non è mai una buona idea.

Cosa mangiano i ricci: quali alimenti evitare?

Nonostante l’ampia scelta appena descritta, esistono delle restrizioni in merito a cosa mangiano i ricci: sono alimenti da bandire senza alcuna eccezione i cereali interi, le mandorle, le nocciole e, in particolare, il latte vaccino ed i suoi derivati, in quanto non digeriscono il lattosio.

A tale proposito è utile ricordare che non ve ne siano tracce nei croccantini di pesce e nel cibo per gatti in genere: una volta controllata la composizione in etichetta, la dose ideale da somministrare è di un cucchiaio al giorno.

Infine, una precisazione sul fatto che questi animali si nutrano di vipere o di altri serpenti velenosi: si tratta di una leggenda metropolitana, collegata alla refrattarietà naturale dei ricci al morso di questi rettili. Tale resistenza dipende dalla lunghezza e dalla densità degli aculei, che non permette ai denti di oltrepassare questa sorta di protezione.

Cosa vedere in una settimana nelle marche

Cosa vedere nelle marche

Cosa vedere nelle Marche, non è una domanda semplice.
Ci dovremmo chiedere quanto tempo abbiamo per vedere tutto quello che le Marche sono in grado di offrire.
Le Marche sono una regione con delle coste sull’Adriatico che si prestano al turismo balneare con spiagge attrezzate.
Sono anche una regione appenninica, con un entroterra tutto da scoprire, con tradizioni culturali vivissime, dei borghi medievali perfettamente conservati e una miriade di paesini che meriterebbero tutti una visita.

Cosa vedere nelle Marche e soprattutto in una sola settimana?
Proviamo a rispondere questa complicata domanda.

Cosa vedere nelle Marche

Proviamo a usare un itinerario coerente che parta prima dalla sua vivace identità culturale, visiti il mare, le sue città, la mistica contemplazione, la natura e poi purtroppo la settimana è terminata.

L’identità culturale delle Marche

Non deve mancare una visita al bellissimo borgo antico di Recanati, dove potrai rivivere i luoghi cari di Leopardi, la sua casa, l’ermo colle, la siepe, la piazzetta di Silvia, la torre campanaria del passero solitario.
Ti consigliamo di affittare una casa vacanze a Porto Recanati, per evitare di non trovare posto in albergo in alta stagione e anche per rivivere le stesse sensazioni del poeta.
Da Porto Recanati potrai raggiungere in un’ora tutte le più importanti destinazioni delle Marche nel tuo itinerario settimanale.

Il castello di Gradara

È forse il maniero meglio conservato e recuperato d’Italia. Fu l’ambientazione naturale dell’amore dantesco tra Paolo e Francesca.

Il castello è vicino all’uscita autostradale di Pesaro e si erge su una collina di 150 metri.
Oggi il borgo è un tutt’uno con il maniero.
Sono presenti, intatte, le mura che puoi visitare e passeggiarci sopra, nel romantico sentiero per innamorati, con un meraviglioso panorama fino alla costa.
Anche gli interni sono da visitare, le cucine, le camere, il salone delle armi.
Sono ancora presenti gli antichi mobili del quattrocento.
Il castello è anche una location cinematografica ed è sede di una scuola di falconeria dove ammirare i rapaci in volo.

Urbino patrimonio dell’UNESCO

Urbino è la città simbolo del rinascimento italiano, con un centro storico patrimonio dell’umanità, diede i natali a Raffaello.
Il Palazzo Ducale è la reggia dei suoi principi, oggi è la sede della Galleria Nazionale che ospita le opere di Raffaello, Piero della Francesca, Paolo Uccello e Tiziano.
A Urbino c’è la casa museo di Raffaello Sanzio.

Jesi la città di Federico II di Svevia

Città antichissima tra mare e le colline, le su origini sono romane, è passata alla storia per aver dato i natali Federico II° di Svevia nel 1194 e al compositore Pergolesi.
È una cittadina dalla grande bellezza e valenza urbanistica e architettonica.
Conserva delle mura autentiche e il foro romano, nelle cui prossimità nacque l’imperatore, oggi li c’è il museo “Stupor Mundi” dedicato a chi faceva della curiosità intellettuale il suo credo, con un solo divieto: non veder la città gigliata.

Il mare, ecco cosa vedere nelle Marche in una settimana

Pesaro, sport, mare e città accessibile alle bici

Pesaro è città di Rossini, a lui dedicato c’è un festival, un meraviglioso teatro e puoi visitare la sua casa museo.
La città pesarese è anche una località marittima, con spiagge attrezzate e puoi praticare tantissimi discipline sportive e attività di ogni genere.
La città è anche un luogo per gli amanti delle due ruote grazie alla Bicipolitana, un’arteria dedicata alle bici con la quale puoi raggiungere tutti i punti.
Non perdere le tante attrazioni musicali legate al suo compositore Rossini.
Devi vedere una bellissima opera di Arnaldo Pomodoro “la palla”.

La Riviera del Conero

La costa che va da Ancona fino a Numana è chiamata Riviera del Conero, per la collina che sovrasta il tratto di mare fatto d’insenature spiagge meravigliose.
Spicca quella delle Due Sorelle di Sirolo, un luogo con il mare blu, dove si stagliano due scogli simili che si ergono dalle acque cristalline.
Il monte Conero e tutto il suo entroterra, fino alle splendide spiagge, è un parco regionale ricchissimo di storia e di tradizioni, con rocche, castelli, enogastronomia e borghi con origini greche e romane, dove respirare cultura e mistica contemplazione con i tanti eremi e complessi religiosi.

Le Marche, regione mistica

In una settimana a disposizione nelle Marche, puoi andare alla ricerca del suo misticismo che si manifesta in cittadine e in borghi unici.

Monastero degli amanuensi di Fonte Avellana

Ne parla Dante in un canto del Paradiso, oggi è un’eremo dove contemplare nella sua essenza la natura, tra colline rigogliose montagne dal profilo morbido, il monastero si trova ai piedi del Monte Catria.
Al suo interno potrete visitare gli scriptoruim, dove i monaci ricopiavano a mano i libri e li arricchivano di miniature.

La basilica di Loreto

Lì c’è tutta la spiritualità marchigiana.
La basilica è un tutt’uno con la cittadina, è una sorta di fortezza con mura e camminamenti, da dove si possono ammirare le coste e il mare delle Marche.
La chiesa progettata dal Bramante e il misticismo cattolico vuole che ospiti la casa di Nazaret, dove la santissima Maria ricevette l’annuncio della nascita di Gesù dall’angelo.

Le Marche offrono alcuni tesori naturalistici unici

Grotte di Frasassi: le visceri delle Marche

Le Grotte di Frasassi furono scoperte per caso nel 1971 ed oggi sono uno dei complessi più gradi che si possono visitare in Europa.
Il percorso è lungo un chilometro e mezzo e si può accedere solo tramite le guide esperte dell’omonimo consorzio.
Si possono ammirare formazioni ipogee fatte da stalattiti e stalagmiti in un percorso che dura più di un’ora.

Cosa vedere nelle Marche? Ancora tanto!

Cosa vedere in Irlanda in 7 giorni

cosa vedere in Irlanda

Cosa vedere in Irlanda: 24, capace di regalare emozioni uniche ai turisti stranieri, su tutte il viaggio nel Kerry Ring.

L’Irlanda è una meta dalla natura epica, dove ogni visitatore rimane incantato dalla bellezza dei suoi luoghi. Tra le esperienze più indimenticabili c’è un viaggio nel Kerry Ring, la strada dell’omonima contea super gettonata tra i blogger di tutta Europa per le meraviglie che ha da offrire, senza dimenticare la capitale Dublino o città come Galway e Cork. Di seguito una guida approfondita su cosa vedere in Irlanda durante una vacanza di 7 giorni, con la descrizione delle attrazioni più belle da fotografare e portare con sé nel cuore.

Contea di Kerry

Il viaggio nel Kerry Ring è l’esperienza più autentica che si possa fare in un soggiorno in Irlanda di 7 giorni. Il Kerry Ring è una strada panoramica, attraversata dai visitatori con la loro auto a noleggio, e si trova nell’area meridionale della contea di Kerry. Guidando sul Kerry Ring si ha l’opportunità di ammirare l’affascinante natura irlandese, tra dolci colline, boschi, muri a secco e prati verdi.

Dublino

Cosa vedere in Irlanda se non la capitale? Dublino è una città unica nel suo genere, che in oltre 2000 anni di storia ha ospitato scrittori del calibro di James Joyce e Yeats e Oscar Wild. Si consiglia di dedicare almeno due giorni alla visita della capitale irlandese, esplorando le sue attrazioni più famose, tra cui si annoverano il Trinity College e la sua celebre biblioteca, la Cattedrale di Saint Patrick, il Dublin Castle e il National Museum. Per gli amanti della birra, obbligatoria la visita alla fabbrica della Guinness.

Galway

Affacciata sull’Oceano Atlantico, Galway è stata di recente eletta Capitale Europea della Cultura nel 2020. Tra caratteristici vicoli e case dipinte, Galway è una delle più belle città di mare irlandesi. L’attrazione da non perdere assolutamente è la spettacolare chiesa di St. Nicholas, situata nel Quartiere Latino. Una curiosità: i vicoli di Galway sono i protagonisti assoluti del video della canzone Galway Girl di Ed Sheeran.

Isole Aran

Galway rappresenta anche la porta di accesso per le Isole Aran, un altro luogo dall’incredibile fascino che l’Irlanda regala ai suoi ospiti. L’arcipelago delle isole Aran è situato a ovest del Paese, famoso soprattutto per conservare a distanza di secoli usi e tradizioni dell’antico popolo gaelico che abitò queste terre in passato. Le migliori cose da vedere nell’arcipelago sono Kilronan (il villaggio principale dell’isola Inishmore) e gli insedimenti preistorici dell’isola Inishmaan.

Cliffs of Moher

Alla domanda cosa vedere in Irlanda in 7 giorni, ogni viaggiatore che è già stato in vacanza da queste parti citerà le Cliffs of Moher, le spettacolari scogliere nell’Irlanda del Sud fotografate da milioni di turisti ogni anno. Sono alte 214 metri e rappresentano simbolicamente tutte le altre scogliere che si possono ammirare lungo la costa irlandese. Tra le altre cose, le Cliffs of Moher sono state spesso utilizzate come set cinematografico per numerosi film, tra cui Harry Potter e il Principe Mezzosangue.

Giant’s of Causeway

Le Giant’s of Causeaway sono una delle attrazioni naturali da non perdere nell’Irlanda del Nord. Non capita infatti tutti i giorni di poter vedere oltre 40mila colonne in basalto spuntare magicamente dal mare, quasi a voler rappresentare un quadro poetico. Un luogo speciale, che conferma ancora una volta il fascino primordiale della nazione irlandese.

Cork: la città dei 20 ponti

Per chi è interessato ad approfondire il tema su cosa vedere in Irlanda durante un viaggio di 7 giorni, può annotare nella sua lista personale anche la meravigliosa città di Cork, il principale centro abitato dell’omonima contea situata nell’Irlanda del Sud. Cork è famosa per i 20 ponti che attraversano il corso d’acqua Lee e, soprattutto, per il suo centro medievale. I luoghi di maggiore interesse da visitare a Cork sono la Cattedrale di St Finbar e il Castello di Blackrock.

Dove andare in Vacanza il primo maggio in Italia

Dove andare in Vacanza il primo maggio in Italia

Il primo maggio, soprattutto negli anni in cui il calendario è particolarmente favorevole e si lega ad altre festività dando luogo a periodi più o meno lunghi di vacanza, è un momento ideale per concedersi un viaggio alla scoperta di qualche meta meno conosciuta.

Complici le temperature piacevoli ed il risveglio primaverile che regala colori e profumi unici, il nostro Paese propone molteplici destinazioni tra cui scegliere e si rivela un luogo ideale per trascorrere qualche giorno di riposo.

A questo punto non rimane che chiedersi dove andare in vacanza e cominciare a preparare la valigia.

Vacanza il primo maggio in Italia: dove andare?

Alla domanda non è facile dare la risposta giusta; il nostro Paese, infatti, è una meta d’eccezione in qualsivoglia tipologia di vacanza si scelga.

La varietà di proposte offerte che spaziano da un’idea di vacanza culturale ad una di riscoperta delle peculiarità naturalistiche del territorio passando tra le eccellenze della tradizione eno gastronomica, è talmente vasta da creare imbarazzo nella decisione.

Oggi, noi vi vogliamo proporre un viaggio alternativo alla scoperta di luoghi sconosciuti, ma densi di fascino per fare della vostra vacanza del primo maggio in Italia un’esperienza speciale e densa di suggestioni.

Alla scoperta del Conero

Il percorso naturalistico che conduce alla scoperta del Parco Regionale del Conero è una meta poco conosciuta, ma di grande attrattività.

Ci troviamo in provincia di Ancona, nelle Marche e ci accingiamo a scoprire un anello ricco di peculiarità botaniche, geologiche, faunistiche, artistiche, antropologiche, storico architettoniche e paesaggistiche di sicuro interesse.

Il Monte Conero ( con i suoi 572 metri di altitudine) “rompe” visivamente una linea di costa prevalentemente bassa e sabbiosa e, grazie agli ondulati strati geologici che lo compongono, si trasforma dando luogo a brusche formazioni rocciose prive di vegetazione che si tuffano nel mare cristallino dando luogo ad uno scenario unico costituito da scogli e piccole ed irraggiungibili baie silenziose.

Per gli amanti del turismo eco sostenibile consigliamo un percorso pedonale che porta alla scoperta di Pini di Aleppo e corbezzoli esotici senza trascurare una visita alla Grotta del Mortarolo che con la sua cavità lunga 8 metri è un connubio improbabile tra la violenza della natura e la mano dell’uomo che utilizzò il luogo come eremo.

Il paesaggio è un’oasi di rara bellezza; dall’alto è possibile ammirare la meravigliosa Spiaggia delle Due Sorelle mentre gli amanti per patrimonio artistico culturale potranno trovare soddisfazione nella visita alla Chiesa di San Pietro e nella vicina Santa Maria di Portonovo che mantengono intatti i tratti architettonici romanici (colonne e capitelli) e che facevano parte di complessi monastici abbandonati.

Se per la vostra vacanza del primo maggio in Italia siete alla ricerca del ritmo lento scandito soltanto dai ritmi imposti dalla natura, il Monte Conero può rivelarsi la destinazione giusta per voi.

Il Gargano da un altro punto di osservazione

Il Gargano è una destinazione sena dubbio conosciuta ed apprezzata, a ma noi vogliamo proporvi di scoprire un luogo partendo da un punto di vista alternativo.

Oggi, vi portiamo alla scoperta della “Ferrovia del Gargano” un itinerario ferroviario che abbraccia il versante nord occidentale del promontorio.
Si tratta di un viaggio dal gusto un po’ retrò a bordo di un convoglio a trazione elettrica ove il tempo cessa di essere importante (per percorrere l’itinerario completo da San Severo a Peschici di 79 chilometri è necessario un’ora e quaranta minuti).

Lo spettacolo che scorre dal finestrino è unico. Lasciato alle spalle il borgo agricolo di San Severo raccolto intorno alla sua cattedrale gotica, si possono ammirare lunghe distese di oliveti che lasciano il posto ad estesi vigneti e a piane coltivate a grano.
Gli alti fusti dei pini celano la presenza austera di antiche masserie.
Raggiungendo i primi lembi collinari del promontorio il convoglio corre sotto i resti di Castelpagano il cui mastio domina il Tavoliere e le vie di comunicazione verso il cuore del Gargano. In breve il paesaggio cambia e lascia il posto a cave di estrazione e si inerpica attraversando alcune gallerie oltre le quali si cominciano ad intravvedere i primi scorci del Mar Adriatico e, in lontananza, le Isole Tremiti.

Subito oltre lo scenografico paesaggio d’acqua del Lago di Lesina e di Varano. I binari si fanno strada tra piante secolari fino a raggiungere Rodi Garganico e Peschici capolinea della tratta.

Se per la vostra vacanza del primo maggio in Italia siete alla ricerca di paesaggi mozzafiato in un contesto del tutto inusuale, la tratta ferroviaria del Gargano è una meta da non perdere.

Pesca alla trota in lago, esche tecniche e canne

Pesca alla trota in lago

Pesca alla trota in lago: quali sono le principali tecniche

La pesca alla trota in lago rappresenta senza dubbio una delle attività più amate dai pescatori che richiede però una certa attenzione. La trota infatti si comporta in modo differente rispetto agli altri pesci presenti nell’ acqua dolci d’Italia. Questo pesce fa parte della famiglia dei salmoni e necessita di esche in movimento sia naturali che artificiali. Le prime sono quelle che si trovano in natura: quelle più indicate per la pesca alla trota in lago sono i lombrichi, i caimani e le camole del miele. Le seconde invece sono le esche artificiali e la pasta. Le esche artificiali in genere non possono essere utilizzate durante le competizioni e si possono trovare facilmente in commercio di tantissime forme, colori e dimensioni differenti. Anche la pasta per trote viene spesso utilizzata per la pesca di questo pesce. Essa si vende in piccoli barattoli ed è disponibile in tante colorazioni (ce ne sono anche alcune fluorescenti) e modelli diversi.

Pesca alla trota in lago: quali sono le migliori tecniche

Pescare una trota in laghetto non è un’operazione che deve essere presa sottogamba dal momento che necessita delle giuste tecniche per ottenere risultati soddisfacenti. Le principali tecniche per la pesca alla trota in lago sono essenzialmente cinque: fondo, striscio, galleggiante, mosca e spinning. La prima è una tecnica molto antica anche se oggi viene utilizzata raramente e consiste nel lanciare l’amo in prossimità dello scalino e attendere che il pesce abbocchi. Tale tecnica ha però una variante: l’esca può essere lanciata a una distanza maggiore per poi essere recuperata lentamente. La tecnica a striscio invece è quella che viene utilizzata maggiormente per questo tipo di pesca. In questo caso il peso dei piombi deve essere scelto a seconda della distanza dell’esca ma sono importanti soprattutto i tempi e i modi di recupero per avere una buona riuscita. La pesca galleggiante è invece indicata per chi è ancora alla prime armi: basta lanciare l’esca e aspettare che il galleggiante sprofondi in acqua. La pesca a mosca permette di affinare la tecnica ed esercitarsi anche con la pesca a due mani. Generalmente per tale tipologia di pesca è opportuno utilizzare esche come lo streamer oppure la ninfa. In ultimo non bisogna dimenticare la tecnica spinning che ha riscosso sempre più successo tra coloro che amano quest’attività. Essa permette di catturare trote di grandi dimensioni e predilige esche come il minnow, crank, rotanti e ondulanti.

Quali canne usare per la pesca alla trota in lago

Anche il tipo di canna è fondamentale per la pesca alla trota in lago. Chi è ancora un principiante dovrebbe cominciare acquistando almeno tre tipologie di canne. La prima è la canna a piombino, una canna leggera la cui misura può arrivare fino a 4,20 metri. Il secondo tipo è una canna da bombarda media che può arrivare a 4,50 metri e ha una potenza di lancio che va dagli otto ai venti grammi. In ultimo c’è la canna da bombarda pesante la cui misura può arrivare a 4,80 metri mentre la potenza di lancio fino a venticinque grammi. Di solito tali canne si possono trovare in commercio di due tipi: telescopico o a innesto. Se il pescatore è inesperto è preferibile utilizzare una canna ad innesto dal momento che è più semplice e permette una resa migliore. Oltre alle canne poi è importante anche utilizzare i mulinelli giusti. Questi ultimi dovranno essere della misura giusta rispetto alla canna e bisogna anche fare attenzione alle bobine: esse dovranno essere piuttosto grandi ed avere l’avvolgimento a spire incrociate in modo tale da non rischiare che si avvolgano una sopra l’altra.02

Capri in barca, tutti gli scorci dell’isola Azzurra

tour in barca a Capri

Capri è una delle isole più belle del Mediterraneo. Si trova nel Golfo di Napoli e la visita vale assolutamente la pena. Coloro che vogliono scoprire la vera essenza di Capri e godere di tutte le sue bellezze naturalistiche, non posso non prendere in considerazione l’idea di visitarla in barca. È possibile noleggiare una barca con skipper a Capri per scoprire tutti i luoghi più nascosti e incantati dell’isola Azzurra. Ricca di storia, arte e cultura, Capri è molto famosa anche per la sua mondanità e per le sue grotte. Prima e tra tutte, la grotta Azzurra che si trova ad Anacapri, secondo comune dell’isola.

Un tour in barca a Capri, cosa vedere

Partire per un tour in barca a Capri significa scoprire tutta la sua vera essenza. Innanzitutto, bisogna fare una sosta ad Anacapri per vedere la grotta Azzurra. Una volta fermati nei pressi della grotta, sarà necessario poi proseguire con una piccola imbarcazione e approfittare della bassa marea per entrarci. Ma quella azzurra non è l’unica grotta di Capri. Vi sono anche la grotta Bianca e la grotta Verde, tutte facilmente raggiungibili dal porto di Marina Grande dell’isola. Impossibile poi, per chi viaggia in barca a Capri non sostare nei pressi dei Faraglioni. Sono proprio queste due rocce che spuntano dal mare, il vero simbolo dell’isola Azzurra! Oltre alle isole, sarà anche da vedere l’Arco Naturale, che è un sorta di struttura fatta di roccia che sembra riprendere una volta. Da non perdere inoltre, il faro di punta Carena, che si trova nella zona e godere della bellezza del Monte Solaro che è possibile vedere dal mare in tutto il suo splendore. Questo monte sovrasta Capri ed è anche possibile visitarlo per godere di una bellissima vista dei Faraglioni. Noleggiando una barca con skipper o anche senza, si avrà la possibilità di vedere le note ville di Capri dal mare. Una villa assolutamente imperdibile è Villa Malaparte. Ogni angolo, ogni scorcio di Capri vale una visita. In centro invece, si potrà assaggiare la cucina caprese, particolare e unica, proprio come il resto dei piatti della tradizione campana!

Quando fare una gita in barca a Capri

Chi decide di partire per una gita in barca a Capri, può scegliere il periodo dell’anno compreso tra aprile ed ottobre. Infatti, in questo arco di tempo è possibile approfittare di un clima piacevole, ma la cosa importante è anche valutare la possibilità di visitare la vicina isola di Ischia o quella di Procida. Si possono scegliere diversi tipi di imbarcazioni come ad esempio il catamarano, uno yacht, la barca a vela oppure un motoscafo. Tutte le soluzioni sono sicuramente valide, ma dipende sia dal periodo dell’anno che si sceglie ed anche da quelle che sono le esigenze del gruppo che si prenota la vacanza. Ciò che è certo, è che  Capri offre la vacanza ideale per tipologie diverse di pubblici. Infatti, è adatta sia per le coppie, che per le famiglie o per i gruppi di amici. Ciò che vale la pena sottolineare, è che i prezzi per il noleggio e per i servizi portuali sono abbastanza alti!

I paesaggi irpini più belli da fotografare

paesaggi irpini più belli da fotografare

I paesaggi irpini più belli da esplorare ed immortalare

L’Irpinia è una terra tutta da scoprire, ricca di gusto, tradizioni, manifestazioni culturali, che riservano moltissime sorprese al visitatore che si concede il tempo per attraversarne gli angoli più nascosti. Scoprire i paesaggi irpini più belli risulta ancor più semplice se ci si pone dietro ad un obiettivo fotografico. All’interno di questo approfondimento andremo ad evidenziare quali sono i paesaggi irpini più belli da fotografare per avere dei bellissimi ricordi.

Quali sono i paesaggi irpini più belli da catturare con l’obiettivo?

Come elencato nei numerosi siti d’approfondimento, blog di viaggi e pagine social di influencer, l’Irpinia è una terra ricca di luoghi che costituiscono lo scenario per una foto perfetta, sia che si tratti di uno scatto professionale realizzato con una reflex, una Polaroid da appendere al muro di casa o un immancabile scatto social da condividere su Instagram. Uno fra tutti è certamente la Riserva Naturale di Senerchia, che è anche un’oasi del WWF: qui le cascate offrono l’occasione perfetta per una foto romantica, da mandare agli amici o tenere nei ricordi con la dolce metà. Altre ottime località per scattare foto indimenticabili sono i castelli, che abbondano in queste terre e tra cui spicca certamente il Castello della Leonessa di Montemiletto, il Castello Candriano di Torella dei Lombardi e il Castello degli Imperiali di Sant’Angelo dei Lombardi. Un altro esempio spettacolare è il Castello Lancellotti di Lauro, che vanta splendidi dettagli architettonici merlati. Infine, Gesualdo, con l’omonimo castello, può considerarsi uno dei più straordinari di tutta la regione.

Quali sono i luoghi sacri da visitare e fotografare in Irpinia

Tra i luoghi sacri che meritano una visita e una foto citiamo l’Abbazia del Goleto e il Santuario di Montevergine. Di altrettanta bellezza ricordiamo il Santuario di San Francesco a Folloni, a Montella e la Cattedrale di Sant’Amato a Nusco. I luoghi di culto da visitare in Irpinia sono tanti. In ogni paese irpino ci sta tanto da visitare. Il nostro consiglio è quello di recarvi il loco e farvi consigliare direttamente da chi è del posto, chissà che vi accompagnino personalmente offrendovi un tour personalizzato.

Quali sono le località naturalistiche da visitare e fotografare in Irpinia

Dal punto di vista naturalistico alcune delle particolarità includono il Lago Laceno, spettacolare soprattutto in autunno, e la Mefite, un lago di origine sulfurea celebrato persino da Virgilio. Va citato anche Ariano Irpino, dove si potranno trovare moltissimi monumenti e le occasioni per una splendida foto non mancheranno. A testimonianza delle opportunità fotografiche irpine di questa zona sono nati anche diversi premi, che prevedono la partecipazione di enti per la promozione del territorio e varie realtà produttive. Sono numerosi i partecipanti che ogni anno valorizzano quel che la terra irpina offre attraverso il proprio obiettivo fotografico.

I paesaggi irpini più belli: un’esperienza di viaggio su misura

L’Irpinia rappresenta un territorio che spesso viene lasciato fuori dai tracciati turistici più di massa in quanto rappresenta una destinazione che fino a qualche anno fa risultava pressoché sconosciuta o lasciata esclusivamente alla volontà di esplorazione di qualche turista non convenzionale. Grazie alla crescente necessità di personalizzazione delle esperienze di viaggio è stata man mano favorita la nascita di un viaggiatore consapevole anche territori come l’Irpinia. Ecco dunque che i paesaggi irpini più belli, grazie anche alla maggiore disponibilità di consultare tanti blog di viaggi, sono divenuti agli occhi dei viaggiatori lontani sempre più familiari. Lo strumento fotografico rappresenta un’arma fondamentale al servizio degli enti di promozione, che hanno collaborato sempre più in questi anni con le tantissime figure professionali nell’ambito del digitale facendo conoscere l’Irpinia sul web. È sufficiente compiere una breve ricerca per vedere quanto i paesaggi irpini più belli siano stati immortalati e resi protagonisti del racconto di un territorio ancora tutto da esplorare, dove tradizioni locali ben radicate si uniscono ad un senso di accoglienza unico nel suo genere. In Irpinia ogni viaggiatore è benvenuto, quasi invitato a scoprire questo angolo di Campania ricco di tesori nascosti. Basti pensare al patrimonio dal punto di vista ampelografico: questa terra è culla di molti vitigni autoctoni, che regalano ottimi vini e splendidi spunti per delle fotografie in vigneto. Prendendo l’Irpinia Express è possibile incontrare degli scorci inusuali, dai quali fotografare le ricchezze della provincia di Avellino, per poi fermarsi a degustare in prima persona queste bontà.

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